Il viaggio nel Borgo di Nicotera è un perdersi in una dimensione spazio temporale lunga secoli. Camminando per le vie del centro storico di Nicotera, potrai attraversare epoche e culture diverse, calpestare le orme di civiltà antiche e conoscere le dominazioni che si sono alternate nei secoli. Per entrare in questo piccolo mondo antico e immergerti nel viaggio a Nicotera, occorre partire dai riti che in borghi come questo, costituiscono l’essenza di un luogo. Uno di questi riti è “U giru du paisi” (il giro del paese).

Serve immaginazione e qualcuno che ti guidi, perché di molte delle cose che sto per raccontarti non vi è più traccia.

Delle botteghe artigiane, ad esempio. Il maniscalco, il forgiaro, il massaro, erano figure molto importanti a Nicotera. Era al maniscalco, infatti, che si rivolgeva chi possedeva un animale, perché era lui che ferrava gli zoccoli di asini, cavalli e buoi. Per costruire zappe, falci, picconi e tutti gli attrezzi per lavorare la terra si andava dal forgiaro. Nicotera era un paese a vocazione principalmente agricola. Facile comprendere come un artigiano quale il fabbro fosse indispensabile in passato.

I quartieri di Nicotera

Il giro del paese ruota attorno ai suoi quartieri, ripercorrendo, ad esempio, una delle epoche più floride che ha conosciuto il borgo di Nicotera: quella sotto la dominazione dell’imperatore Federico II, nel 1200. Fu, infatti, grazie a Federico II che Nicotera ottenne il titolo di città Regia, che si diede inizio alla coltura del gelso, del lino, che fu dato spazio all’agricoltura e alla manifatture tessili. In questa epoca furono costruiti, inoltre, i primi palazzi gentilizi e venne terminata la costruzione del più grande quartiere ebraico esistito in Calabria: il quartiere della Giudecca.

Il centro storico di Nicotera non può prescindere dai suoi quartieri, dicevamo. Un viaggio che può svolgersi a piedi, percorrendo l’itinerario pedonale che da Nicotera Marina giunge fino al borgo, per circa 2 km.

Nel 1700 Nicotera aveva un assetto urbanistico simile a quello attuale, tranne che per il numero di quartieri. Cinque erano i quartieri principali, tutti all’interno delle mura, delimitate da quattro torri laterali e da sette porte d’ingresso. Oggi i quartieri del centro storico sono otto, ognuno con una sua storia e un suo vissuto, a partire dalle vie. Ci sono le vie ufficiali e poi ci sono quelle che non sono racchiuse in alcuna toponomastica, ma esistono per chi vive qui: “arretu i morti“, “u muru ruttu“, “u bellu vidiri”, sono solo alcuni dei nomi che indicano luoghi ben circoscritti del centro storico di Nicotera.

Nicotera Marina

Il viaggio nel borgo di Nicotera inizia da Nicotera Marina, percorrendo una strada che si arrampica lungo il centro storico. La Marina un tempo era un luogo per i villeggianti, quelli che venivano dai paesi dell’entroterra per respirare un po’ di aria di mare. Oggi è la zona in cui si svolge la quotidianità e il luogo in cui i nicoteresi hanno casa. Qui sorge la prima Spiaggia della Costa degli Dei, chilometri di sabbia fine e dorata si affacciano su un mare turchese.

Su questa spiaggia ogni anno, l’8 dicembre, si ripete il rito dell’immersione della statua lignea della madonna da parte dei pescatori locali. Una tradizione antichissima che nasce dal ritrovamento della statua dell’Immacolata proprio in queste acque, in un connubio tra devozione e commemorazione. La statua, protettrice di Nicotera, è custodita nella Concattedrale Maria SS Assunta.

Viaggio nel Borgo di Nicotera – Quartiere Palmentieri e Santa Chiara

Il primo quartiere che troviamo percorrendo la strada che parte da Nicotera Marina verso il borgo è il quartiere di Palmentieri. Si tratta del più grande tra i quartieri e un tempo abitato prevalentemente da pescatori che da qui potevano tenere sotto controllo il mare. E fu proprio da questa posizione privilegiata che, secondo la leggenda, un pescatore scorse qualcosa che galleggiava in mare e che successivamente portò al recupero della statua lignea della Madonna.

Porta Palmentieri è l‘unica delle sette porte presenti a Nicotera rimasta intatta. Questa porta era anche detta “Palmaria”, in riferimento a quella esistente nella Città romana, attraverso la quale era passato S. Stefano Niceno, quando vi giunse per ordinare, Niceforo, primo vescovo della città. Di Porta Prisca, invece, rimangono pochi ruderi. Era la porta più antica e usata dai contadini per andare in campagna.

Prima di proseguire il viaggio a piedi, volgi lo sguardo verso il mare, per scorgere le isole Eolie, il golfo di Gioia Tauro e uno spicchio di Sicilia. Abbracciato questo spazio finito e infinito, addentrati nel quartiere di Santa Chiara, un tempo abitato da marinai e agricoltori. Qui si trova l’omonima chiesa, intitolata a Santa Chiara dì Assisi e tra le più antiche della città. Alla fine del tredicesimo secolo, nell’adiacente complesso monumentale venne istituito un convento dedicato alle ragazze di nobili origini provenienti da tutta la regione, che decidevano di prendere i voti.

Quartieri del Borgo, San Giuseppe e San Nicola

Il viaggio nel borgo di Nicotera continua con i quartieri del Borgo, di San Giuseppe e San Nicola. Il quartiere del Borgo ospitava forgiari, maniscalchi, i mulattieri, nel retroborgo vivevano gli agricoltori e nel quartiere di San Nicola viveva la classe dei vetturali.

Il quartiere del Borgo, ancora oggi ha una conformazione simile a quella di una volta, con le abitazioni a schiera a due piani e la presenza di alcune dimore patronali, tra cui Palazzo Proto. Costruito utilizzando mura e materiale dell’antica rocca normanna, questa dimora presenta un portale granitico e scale interne voltate che conserva ancora dei fregi in stile liberty. Qui si trova la splendida chiesa di Gesù e Maria, costruita nel 1638.

Nel quartiere di San Giuseppe, soffermati ad ammirare l’omonima chiesa. Originariamente dedicata a S. Sebastiano, divenne parrocchia nel 1850; al suo interno, è collocato l’altare in marco Francescano appartenente in origine al Convento dei Frati Minori Osservanti.
L’edificio presenta una pianta a croce greca in cui la navata e il transetto hanno la stessa lunghezza e si intersecano a metà della loro lunghezza. La cupola è costolata, le volte sono a botte e a crocera.

Quartieri di Santa Caterina, il Baglio e la Giudecca

Quartiere Baglio e Giudecca- Foto FAI

Dai quartieri più popolari si giunge al quartiere di Santa Caterina, passando dall’antica Giudecca, dove dimoravano pescivendoli e gente di piazza. Nei quartieri di Santa Caterina e del Baglio vivevano persone civili, galantuomini e artigiani.

Immaginazione, dicevamo. Passeggiando per la Via Bruno Vinci, puoi provare a immaginare il rumore delle carrozze trainate dai cavalli. Questa è infatti l’unica strada del quartiere di S. Caterina, rimasta integra, con l’acciottolato di cui è pavimentata e con le guide in granito grigio per i carri e le carrozze.

Quello che rimane del quartiere di Giudecca è un labirinto di vicoli e “cafi”, il cui assetto urbanistico è rimasto tutto sommato intatto. Lungo le vie del Borgo medievale e della Giudecca si teneva, al lume delle fiaccole, la processione del Venerdì Santo, che precedeva la Pasqua. Qui, in questo quartiere, si svolgeva la vita artigiana di Nicotera, grazie alle botteghe di orafi, tessitori, conciatori di pelli. Al piano terra delle case si trovavano le botteghe artigiane, al piano superiore abitavano con le famiglie.

Risalendo dal quartiere della Giudecca, giungerai alla piazza principale, anticamente chiamata dei Quattro Portali. È in questa piazza che si riuniva la Nicotera bene, con i suoi palazzi gentilizi affacciati su quello che era il salotto della città.

Il giro del paese continua nel quartiere del Baglio, uno dei più caratteristici di Nicotera. Ed è proprio qui che troverai il vico degli ombrelli. A primeggiare lungo la sua scalinata, è un tetto di ombrelli colorati e gradini decorati con scritte. Mentre scrivo è stato realizzato un tributo a Rino Gaetano, in occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa. Sui gradini del vicolo si possono leggere alcune strofe di una delle sue canzoni più celebri: “A mano a mano“.

Fuori dal Baglio si snodano le due vie principali, Corso Cavour e Corso Umberto I. In corso Cavour si affacciano palazzi  gentilizi arricchiti da portali in granito e da decori in ferro. Questa era la via principale di Nicotera, dove erano presenti le attività commerciali.

Corso Umberto I è oggi sede delle attività amministrative. Qui vicino è presente la “Fontana dei monaci”, luogo di ritrovo, ma anche luogo della “conciliazione” per i cittadini nicoteresi e per chi abitava nelle zone limitrofe.

Nicotera di un tempo

Raccontando i quartieri abbiamo parlato molto della classi sociali, quasi come se ogni quartiere avesse un ghetto proprio. In realtà, i quartieri erano collegati tra loro, in una sorta di prolungamento l’uno dell’altro.

Ma com’era la vita un tempo? Per conoscere la storia di Nicotera e di come si viveva un tempo basta osservare le case. Nei quartieri più modesti le abitazioni erano costituite da un piano solo o dal piano terra. Le case dei benestanti si potevano riconoscere dai materiali: scale con gradini granitici, passamano di ferro battuto, piano superiore con balconcino. C’erano poi la guida per le carrozze che venivano ricoverate all’interno delle stalle o del cortile interno. Il decoro esterno era presente al di fuori di ogni casa, anche di quelle nei quartieri più modesti.

In questo dedalo di vicoli stretti puoi immaginare conversazioni mischiate all’acciottolio dei piatti tra una casa e l’altra, le vite intrecciate dentro le case, ma anche fuori. All’interno dei quartieri, infatti, si trovano delle piazzette che rappresentavano un luogo di aggregazione delle famiglie.

Le case di Nicotera di un tempo le devi immaginare con il braciere. Devi socchiudere gli occhi e sentire l’aroma delle scorze di agrumi che venivano messe tra i carboni, o il profumo di una minestra calda. Il braciere era molto più di un elemento per riscaldarsi. Attorno al braciere si consumavano i pasti, si dava forma ai pensieri, si condividevano i silenzi e si raccoglieva la famiglia, per mettere a riparo il cuore.

A prescindere dalla prestigiosità o meno di ogni quartiere, camminando lungo le vie di questi luoghi così identitari, il punto di riferimento restava la chiesa, quasi a voler rappresentare il centro di tanti piccoli universi. La chiesa vista come luogo di culto, ma anche come luogo di incontro e di svago, nonché di evasione. Per molte donne, infatti, la chiesa era l’unica occasione per uscire la sera.

La chiesa, in un paese come Nicotera costituiva il fulcro del paese, allontanarsene voleva dire vivere una vera e propria angoscia territoriale, un senso di smarrimento e inquietudine ben descritto dall’etnologo Ernesto di Martino nel suo libro “La fine del mondo”.  E di chiese a Nicotera ne sono state costruite tante.

Il Castello e la concattedrale

Castello dei Ruffo – Foto FAI

Se le chiese rappresentano il centro simbolico di Nicotera, Il castello costituisce il centro fisico e visivo del borgo. Molto più di una fortificazione, oggi è un vero e proprio simbolo e l’immagine più rappresentativa di Nicotera. Originariamente aveva il suo ingresso principale nel grande “spiazzo di S. Caterina”. Di forma quadrilatere e con ampie terrazze, occupava parte del rione Baglio, Corso Umberto I e l’attuale Castello. Di questo grande edificio rimane solo la cisterna, nella via omonima. Il complesso attuale fu ricostruito nel 1764 – con un progetto affidato all’architetto romano Ermenegildo Sintes, allievo del Vanvitelli – sui resti della preesistenza medioevale.

Oggi, il Castello dei Ruffo, di cui gli attuali proprietari sono i signori Murmura – è mutilo di una torre laterale e di parte del prospetto, andati distrutti col sisma del 1783 e con i moti del 1799.

Nei pressi del quartiere di Santa Caterina, troviamo la Concattedrale Maria SS Assunta, che sorge sulle rovine di un antico tempio greco, dedicato a Diana. La cattedrale, di epoca barocca, comprende molte opere d’arte tra cui, nella navata destra un pregevole crocifisso e, a destra del presbiterio, nella cappella, la Madonna di Antonello Gagini.  Dal piazzale si può scorgere il golfo e la pianura di Rosarno.

L’Affacciu

Attendi il tramonto per attraversare il Portale Lamia e osserva il cielo dipingersi delle più belle sfumature di rosso. Da quello che è un vero e proprio terrazzo sul mare – chiamato da Nicoteresi l’Affacciu – il tuo sguardo potrà ammirare la Sicilia e gran parte della Calabria, con le Isole Eolie a fare da cornice.

Alla tua sinistra la Piana di Gioia Tauro, oltre la Costa Viola e parte del Massiccio dell’Aspromonte. Di fronte a te svetterà in primo piano il vulcano di Stromboli con attorno le isole di Panarea e Salina. Sulla destra lo spettacolo continua abbracciando l’intera Costa degli Dei.

Ma questo luogo è molto più di un belvedere, per i  Nicoteresi è un punto di incontro, di meditazione e in passato l’unico contatto col mondo, la delimitazione di uno spazio. Qui si immaginava il nuovo mondo, la tanto sospirata “Merica” (America).

In questo viaggio di Andata e ritorno ti restano addosso non tanto i luoghi, quanto le genti, le storie, il profumo di ginestra, di pane caldo e il soffio del vento.